Tra virtuale e reale, progettare il viaggio e costruire ricordi, è un lavoro da professionisti.
Progettare il viaggio e costruire ricordi è un lavoro da professionisti. Si perché secondo un recente sondaggio, è emerso che il ricordo è l’elemento principale si cui si sente la mancanza in relazione al viaggio.

L’indagine, condotta da Hilton su un campione di 2000 italiani, conferma questa tendenza. Degli intervistati,
- Il 58% ha detto che la possibilità di creare nuovi ricordi in vacanza era ciò che più desiderava
- Il 74% confessa che la pandemia in corso gli ha fatto apprezzare ancora di più la possibilità di viaggiare
- Il 32% ha intenzione di effettuare “il viaggio della vita” nel prossimo futuro, quando le restrizioni dovute alla pandemia lo permetteranno
Ciò che gli italiani apprezzano di più durante una vacanza è la possibilità di creare nuovi ricordi (58%), tanto che oltre il 69% è d’accordo con l’affermazione: “alcuni dei miei ricordi più belli sono legati a un viaggio o a una vacanza”.
In questo contesto di aspettative e ricordi mancanti, nasce Safar che in arabo significa proprio “viaggio”, un progetto itinerante, è il caso di dirlo che, attraverso il digitale mette in connessione terre per ora irraggiungibili, turisti impazienti e guide professioniste, il tutto curato e realizzato da Carla Diamanti, Travel Coach®, una delle voci più autorevoli del settore.

In diretta live, le passeggiate virtuali di Safar condurranno i viaggiatori in alcuni dei posti più suggestivi e affascinanti da visitare. Sei le tappe già in calendario: si parte dalla Città vecchia di Gerusalemme, domenica 21 marzo alle ore 14.30 con guide professioniste, che accompagneranno per un’ora e mezza nell’esplorazione dei luoghi selezionati da Carla. La sfida è anche questa: costruire “metaricordi” sfruttando il potenziale del digitale per respirare l’aria del posto immergendoci nel tour nella maniera più realistica possibile.
Safar: progettare viaggi è un lavoro da professionista
Progettare “il viaggio” è un vero e proprio lavoro da professionisti. Immergerci in altre culture, attraverso tour virtuali live, lasciarci “contaminare” e dare a noi stessi la possibilità di tornare cambiati dopo una vacanza, è frutto di un lavoro che necessita formazione, passione e molta pianificazione.

Carla Diamanti è una delle voci più autorevoli che si possano ascoltare per comprendere perché è importante progettare una meta. Giornalista per Vanity Fair, Donna Moderna, La Stampa, Luuk Magazine, Food Confidential e Touring, autrice di guide, docente all’Università di Torino e tour leader, Carla è una delle più affermate Travel Coach® e autrice del primo esperimento digitale di tour virtuali.
Carla cos’è Safar e soprattutto dove ci porta?

Safar è un prodigio che rende possibile far viaggiare per davvero chi non può muoversi e permettere di lavorare a chi, da un anno, è fermo e senza risorse. Da mesi rifletto sulle difficoltà di chi è costretto a casa: molti temporaneamente, per fortuna, ma tanti anche in maniera permanente. Penso a chi ha difficoltà pratiche, legate alla salute, alla famiglia o anche al portafoglio. Da una parte ci sono le persone con la sete di scoprire, dall’altra invece le guide che vivono in luoghi che non conoscono gli ammortizzatori sociali e che spesso hanno in carico l’intera famiglia da mantenere. Parlando con l’amica editrice Anita Molino abbiamo pensato a un modo per gettare un ponte e rispondere alle esigenze. Safar in arabo significa “viaggio”. Il nostro è un modo per farlo in tempo reale, anche se virtuale: muovendoci insieme a una guida locale che ci racconta il luogo in cui vive e a cui possiamo fare domande proprio come se fossimo anche noi sul posto.
Come in un viaggio partiamo da questa definizione: chi è una/un Travel Coach® e di cosa si occupa?

Ho scelto di fare la Travel Coach® perché mi piace pensare al viaggio come un percorso che comincia molto prima della partenza. Sognare una destinazione può essere diverso dall’esperienza che poi ci si trova ad affrontare, perché viaggiare non è facile e richiede impegno di energie fisiche ed economiche. Ci sono luoghi che immaginiamo ammantati di un fascino che invece non hanno, Paesi che ci arrivano filtrati dai racconti di chi c’è stato, e magari è diverso da noi, o dalle pubblicità e dal linguaggio dei social. Viaggiare significa entrare in contatto con realtà diverse e come Travel Coach® aiuto le persone e i professionisti del turismo a partire in maniera adeguata, preparandosi e scegliendo il momento migliore, oltre che progettando il percorso più adatto alle loro esigenze.
La voce del verbo viaggiare racchiude molte declinazioni come suggerisce Lei nel Suo sito www.carladiamanti.com . Descrivere e progettare itinerari personalizzati in base necessità è un plus, ci spieghi meglio

Ciascuno di noi ha una sensibilità diversa, ha esperienze, gusti, tempi e modi diversi. Un itinerario personalizzato non è solo quello in cui si sceglie la durata o i servizi ma è un progetto adeguato alle esigenze di una persona. Credo che sia fondamentale che anche i professionisti del turismo ne tengano conto nel momento in cui impostano le loro linee di prodotto. Capita che alcuni viaggi siano semplicemente la traduzione in italiano di un percorso disegnato da un DMC e venduto nella stessa identica maniera a ogni mercato. Oppure che un tour operator basi un percorso sugli operativi di una compagnia aerea, o sulle tendenze del mercato, o ancora sui risultati economici. Nel mio modo di vedere, il turismo è uno strumento che deve andare oltre e per farlo non può prescindere dal mettere al centro della propria mission il viaggiatore e il luogo che lo ospita. Io lo chiamo #turismocostruttivo.
Può il turismo contribuire allo sviluppo sostenibile, uno dei goal perseguiti dall’agenda 2030? E’ la domanda cui l’Organizzazione mondiale del turismo delle Nazioni Unite ha cercato di dare una risposta nel Rapporto “Tourism for development”. Cosa pensa in merito a ciò?

Non solo può, ma deve. Credo che la crisi attuale abbia portato molti operatori a rivedere il proprio punto di vista anche perché l’attuale undertourism lascerà nelle persone una maggiore consapevolezza. Il turismo è un’impresa colossale, che da sola potrebbe bastare a risollevare le sorti economiche di molti Paesi. Però c’è bisogno di regole per evitare disastri ambientali e culturali. Il lavoro della World Tourism Organization non deve rimanere slegato da quello degli operatori. I punti teorici dell’agenda 2030 dovranno essere tradotti in azioni. E noi che operiamo nel settore del turismo siamo responsabili di quelle azioni.
Lei ha coniato il termine Turismo Costruttivo che di per se rappresenta un viaggio, un percorso di scoperta e di consapevolezza per vivere appieno l’esperienza. Ci spieghi meglio.
Il #turismocostruttivo è un modo diverso di pensare al settore dei viaggi. Riporta l’attenzione ai contenuti, si ferma a riflettere sulle conseguenze, cerca di trovare delle soluzioni che siano di basso impatto ma di grande efficacia. Basta banalizzare il viaggio. Basta foto patinate, basta immagini che distorcono la realtà e mistificano i luoghi. Viaggiare è impegnativo ed è giusto che questo messaggio passi in maniera corretta. Solo così gli effetti del turismo sulle persone, sui luoghi e sulle culture potranno tornare a essere positivi. Le visioni distorte unite alla maggiore accessibilità dei luoghi hanno avuto conseguenze pesanti sull’ambiente naturale e sociale. Il #turismocostruttivo spegne i riflettori e rimette i luoghi nella loro luce reale.