Chi ha mamma non piange. E la mamma con chi piange? Potenziati i supporti psicologici del Ministero della Salute

Tra gli effetti collaterali e silenziosi del Covid, la depressione annovera il suo primato soprattutto tra le donne. La quotidianità ha incrementato un gender gap nel menage familiare e professionale ancorato a vecchi reticoli culturali che stentano ad essere debellati, al pari della malattia. La paura, la precarietà della salute propria e dei familiari, l’isolamento sociale, il depotenziamento professionale, comportano un inevitabile incremento del malessere psicologico e predispongono al rischio di cadute depressive. Ad oggi, 8 italiani su 10 (in prevalenza donne e giovani rispetto agli uomini) ritengono che il ricorso allo psicologo possa aiutare a gestire questa fase e vogliono che il sistema pubblico assicuri assistenza psicologica, sempre secondo i dati di una indagine dell’Istituto Piepoli per il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (CNOP), 7 italiani su 10 pensano inoltre che ci debbano essere anche delle strategie di prevenzione psicologica a livello collettivo, aspetto che in passato era ritenuto importante solo da 2 italiani su 10. “Gli Psicologi hanno messo in campo una straordinaria mobilitazione di solidarietà, il più recente esempio è il numero verde del Ministero della Salute, ma ora serve un programma pubblico coerente e coordinato – sottolinea il Presidente nazionale dell’Ordine Psicologi, David Lazzari- “.

Dal 27 aprile, è operativo tutti i giorni dalle 8 alle 24, il numero verde gratuito di supporto psicologico 800.833.833 voluto dal Ministero della Salute e la protezione Civile in cui 2mila professionisti specializzati rispondono al telefono, oppure on line, alle richieste di aiuto. Il numero è raggiungibile anche dall’estero allo 02 20228733 e saranno previste modalità di accesso anche per i non udenti. L’ISS nel documento “Differenze di genere in COVID-19: possibili meccanismi” ha evidenziato come l’infezione da SARS-CoV-2 produce effetti diversi negli uomini e nelle donne attraverso l’interpretazione dei dati relativi alle differenze di contagio e mortalità in uomini e donne e sulle ripercussioni di Covid-19 su depressione, allattamento, violenza sulle donne, assistenza nel percorso nascita; numeri utili e App cui rivolgersi sui temi dedicati alla salute al femminile.

Laddove i dati dimostrano che le donne hanno una capacità maggiore di risposta endogena alla lotta al virus e risultano più forti, non è ancora così a livello esogeno . Nel primo caso, un esempio fra tutti, l’Istituto superiore di sanità nel documento sopracitato, sottolinea che nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2 (Enzima di Conversione dell’Angiotensina: regola la vasocostrizione delle arterie e si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati dalle infezioni, infiammazioni e stress) facendo sì che questo enzima, anche dopo l’infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa gli ormoni androgeni sembra che svolgano un ruolo opposto nell’influenzare l’espressione di enzimi cellulari coinvolti nelle fasi che seguono l’attacco del virus al recettore, favorendo le fasi successive dell’infezione delle cellule polmonari.

Nel secondo caso, prima del Covid e durante l’emergenza, la violenza sulle donne era e resta anche un problema di sanità pubblica. I numeri del fenomeno sono definiti importanti. Basti pensare che al 16 aprile sono arrivate 1200 richieste in più ai Centri Antiviolenza come certificato nella pagina del Ministero della Salute, in cui sono riportate anche anche tutte le app e le coordinate per fronteggiare questa pandemia che a livello esogeno lascia le donne ancora troppo fragili.

Non solo il 10 maggio mom take care of yourself 

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